Le relazioni “contactless” sembrano spente, cerebrali, frenate
Covid 19

Relazioni CONTACTLESS

COME SONO DIVENTATE LE RELAZIONI NEGLI ULTIMI MESI? CHE COSA VUOL DIRE AVERE RELAZIONI “CONTACTLESS”?

Vi ricordate com’erano le nostre relazioni sociali fino a qualche mese fa? Io a volte faccio fatica. Cerco di pensare a quando camminavamo per strada senza mascherina, ci stringevamo la mano per fare nuove conoscenze e abbracciavamo gli amici dopo una serata passata insieme. Mi sembra tutto così lontano…

Ci siamo abituati a stare a distanza, abbiamo cambiato completamente il nostro stile di vita e stravolto la quotidianità. Lo abbiamo fatto per necessità, sopravvivenza in qualche modo.

Premesso che i cambiamenti che stiamo vivendo hanno un forte impatto su ciascuno di noi, tuttavia è importante sottolineare il fatto che tale impatto varia in intensità e sfaccettature sulla base delle caratteristiche individuali. Sebbene, infatti, questo periodo travolga indistintamente l’intera società, è anche vero che ciascuna persona mette in campo le sue risorse e le sue fragilità nell’affrontare questo evento.

Oggi più che mai al centro di tutto vi è l’assenza del corpo.

Nel caso più estremo il corpo ammalato di chi ha contratto il virus e per questo è inavvicinabile; ma anche semplicemente il corpo negato dei nostri cari, che non possiamo abbracciare e molto spesso neanche incontrare di persona. Eppure la fisicità è così importante nella nostra vita sociale: la vicinanza come metro per misurare l’intimità, la possibilità di toccarsi come tratto distintivo dei rapporti più stretti, ma anche il riconoscere l’odore dei nostri corpi.

Alla corporeità quindi sono legati emozioni, pensieri, sensazioni, significati. Ma oggi spesso le poche connessioni con i corpi sono virtuali, appiattite, mediate da uno schermo. Lungi da me demonizzare gli strumenti tecnologici che ci consentono di incontrarci: costituiscono una grande opportunità e modulano notevolmente gli effetti di questa pandemia sulla nostra vita. Nonostante questo, però, essi sono limitati e con questi limiti dobbiamo fare i conti.

Queste relazioni “contactless” – senza alcun contatto – sembrano spente, cerebrali, frenate dall’impossibilità di avvicinarsi davvero. Tutto ciò che un tempo comunicavamo semplicemente con il tocco affettuoso di una spalla, una carezza, un bacio, una stretta di mano, adesso passa attraverso la parola. Non è più immediato ma necessita di spiegazioni, anche un po’ macchinose per certi aspetti.

Ne usciremo migliori? Non necessariamente.

Ne usciremo cambiati? Assolutamente sì. Sta a noi decidere se cercare di imparare qualcosa da questa sfida o aspettare che passi, come un tornado, per poi contare i danni e ricostruire.

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