Lotta contro le sue dipendenze
Dipendenza affettiva

Dipendenza affettiva: una storia come tante

Mi manchi, ti penso, ti sogno, guardo quelle nostre tre o quattro stupide foto fino alla nausea. […] Mi manca il tuo sorriso, mi manca abbracciarti, mi manca dormire sul tuo petto e svegliarmi dopo aver fatto bei sogni, solo perché c’eri tu con me…

Queste parole sono chiaramente tratte da una lettera d’amore di una giovane donna per il suo compagno lontano. Fino a qui nulla di strano, se non fosse che la ragazza in questione si trova in una comunità terapeutica e il suo interlocutore sta scontando una pena in carcere. Non basta. Siria ha 24 anni e lotta contro le sue dipendenze: alcol, sostanze, relazioni pericolose. Scrive questa lettera per Giacomo, suo ex fidanzato, in carcere per rapina. La specifica “ex” dipende dal fatto che da quando Giacomo è in carcere Siria lo ha rimpiazzato con un nuovo fidanzato, senza tuttavia aver chiuso ufficialmente la relazione col primo.

Ecco il primo nodo: la ragazza non riesce a chiudere nessuna relazione e tende a porsi in modo ambiguo verso gli uomini che frequenta, in modo da poter trovare rifugio tutte le volte che rimane da sola o teme che ciò accada. Altro punto importante: Giacomo è un ragazzo violento e ha stabilito con Siria una relazione di coppia in cui entrambi partecipano ad attività illegali per procurarsi denaro utile all’acquisto di sostanze stupefacenti. La violenza di Giacomo esplode quando Siria si comporta in modo diverso da come lui vorrebbe, quando lei lo provoca e quando la droga prende possesso di lui.

Rileggere le parole di Siria acquista, alla luce di queste informazioni, tutto un altro senso. La sua storia, simile a quella di molte altre donne dentro e fuori dalla comunità in cui vive, è costellata di momenti di grande sofferenza.

Per quale ragione una giovane donna dovrebbe desiderare di tornare insieme ad un partner violento?

Qualche informazione sulla sua famiglia può tornare utile. I genitori di Siria si sono separati quando lei era ancora una bambina e in seguito a molti anni di conflitti sfociati più volte in violenza da parte del padre verso la madre. Quest’ultima è una donna che, nonostante ricopra una buona posizione sociale, ha avuto grosse difficoltà con l’alcol. Inoltre si è sempre mostrata ambivalente verso Siria, al tempo stesso fortemente voluta e rifiutata. Il padre invece è un uomo freddo, calcolatore, incapace di lasciare trasparire alcuna forma di emozione e di provare empatia. Ha vissuto a distanza la crescita della figlia, rimproverando l’ex compagna delle sue inadeguatezze e del suo lassismo nell’educazione di Siria. Nonostante questi dati sommari, non appare stridente la scelta di Siria di un compagno come Giacomo (peraltro non il solo uomo violento nella gamma di esperienze amorose della ragazza).

Che cosa non ha funzionato?

Una relazione figlio-genitori mal funzionante dal punto di vista emotivo, il rifiuto, l’abbandono, l’incapacità di porre limiti educativi come premesse; le conseguenze sono la grande ferita nell’autostima, le difficoltà nella regolazione delle emozioni, la convinzione di essere inadeguati. Ma anche l’incapacità di comprendere cosa significhi avere una relazione di coppia che non includa la prevaricazione di un partner sull’altro. Una relazione che non comporti l’uso della forza e della violenza. Una relazione nella quale non vi è necessità di svalutare il compagno laddove commetta un errore.

A Siria nessuno ha spiegato come funzionano le relazioni ma soprattutto quello che ha appreso, silenziosamente e in modo del tutto inconsapevole a partire dal suo ambiente di crescita, lo ripropone nella sua esperienza di giovane donna confusa e disorientata. Se le viene chiesto “Perché vuoi tornare con una persona che ti picchiava e ti maltrattava?”, Siria spesso risponde “Forse qualche volta me lo sono meritata”. Per fortuna non molla e lotta contro le sue dipendenze ogni giorno.

Relazione dipendente-narcisista

La personalità dipendente crede che accettare la violenza del partner sia l’unico modo per mantenere quel lotta contro le sue dipendenzelegame. E dato che più di ogni altra cosa teme di essere abbandonata e rimanere da sola, quello è un sacrificio da fare. D’altronde anche quello è amore. All’interno di queste relazioni patologiche gradualmente il partner più “forte” (statisticamente l’uomo) conduce al totale isolamento fisico ed emotivo l’altro. Ciò accade nella direzione sia dell’annullamento dei contatti familiari e amicali, sia verso l’abbandono di attività lavorative extra-domestiche. L’obiettivo non è solo creare una totale dipendenza economica, ma soprattutto eliminare qualsiasi alternativa alla relazione. Ogni piccolo segno di autonomia da parte della compagna, fosse anche un nuovo taglio di capelli, rischia di minacciare la sicurezza emotiva del partner.  Questi, infatti, a sua volta vive una condizione di dipendenza dal bisogno di controllo e dominio sulla propria donna, poiché senza di lei si sentirebbe solo in modo intollerabile. È un incastro relazionale perfetto e terrificante.

P.S.: i nomi dei protagonisti di questo racconto sono frutto della mia fantasia; la storia, invece, è tristemente reale, sebbene modificata per renderla irriconoscibile e al tempo stesso accomunabile a tutte le infelici vicende dello stesso tipo.

(leggi anche “Tecnologie al servizio delle dipendenze affettive“)